Il popolo racconta .......
all'epoca delle Crociate, alcuni cavalieri di Buonalbergo portarono d'oltremare la taumaturga statua. Ma quattro militi di Ariano l'avrebbero rubata per portarla alla loro Città. Due di essi furono pietrificati; gli altri due, spaventati, abbandonarono la sacra immagine. Questa fece ritorno a Buonalbergo, lasciando sul Ponte delle Chianche l'impronta del ginocchio (lo denucchio de la Madonna)
Per paura che fosse rubata ancora una volta, la statua fu nascosta nella boscaglia. Molti anni dopo, Essa appariva ad una pastorella muta che, mentre un giorno pascolava le sue pecorelle nel boschetto in cima al colle, ove tuttora esiste il santuario, la vide apparire dinanzi a sé. Era tutta vestita di celeste, e la pregò di recarsi in paese per dire ai cittadini che in quella "macchia" vi era una Signora che voleva essere da essi venerata.
La giovinetta, recatasi in paese, fu subito creduta, perché, essendo conosciuta come muta, aveva acquistato la parola. Il popolo accorse in massa al luogo indicato dalla pastorella e vi rinvenne la statua della Madonna, che da allora fu venerata sotto il titolo di Maria SS. della Macchia.
[Tratto dagli Appunti di Don Giovanni Gnolfo SDB]
Chi voglia accostarsi alla "Madonna della "Macchia" per conoscerne le origini deve procedere ad uno studio incrociato di tutti gli elementi che emergono dall'analisi dell'opera com'era originariamente. Mai caratteri originali sono stati in parte stravolti da successivi rifacimenti per adattare l'immagine ai nuovi modelli imposti dalla "moda" e supportati da una lunga tradizione storiografica che considerava quelli del Medioevo come "secoli bui".
L'immagine della Madonna, come si presenta agli occhi dell'osservatore odierno, è il frutto di un rifacimento settecentesco. L'iconografia della Madonna della Macchia, nel suo insieme, è di derivazione Bizantina. Infatti la scultura lignea rappresenta, in un atteggiamento severamente frontale, la Vergine seduta con in braccio il Bambino, disposti in modo che le loro teste siano verticalmente allineate sull'asse mediano della composizione. Il braccio destro della Madre cinge il Figlio e la mano corrispondente è sul suo addome mentre quella sinistra sulla spalla: entrambe in atto di protezione e sostegno. Il Bambino, seduto in grembo a Maria, tende il braccio destro benedicendo "alla greca'; il sinistro è disposto lungo il fianco, la mano mostra un cartiglio aperto e scritto; le gambe sono incrociate.
La Statua, però, presenta elementi compositivi per i quali non si può definire l'opera di arte bizantina tout court.
I piedi e le mani, soprattutto quella sinistra del Bambino, anatomicamente esatta, il cartiglio descritto secondo una logica colta dalla realtà, con lo scopo di coinvolgere emotivamente lo spettatore, catturandolo attraverso l'evidenza realistica dei particolari, sono caratteristiche proprie dell'arte Romanica. Inoltre, la figura tende ad allungarsi e ad assumere espressività, per cui ogni elemento (posizioni degli arti, delle teste) contribuisce ad una composizione e ad un equilibrio, secondo una concezione artistica già tipica del Gotico.
[Estratto da "Ipotesi per una lettura iconologica" di Giancarlo Scrocco - La Rivista della Biblioteca-1996]