I primi riferimenti alla Chiesa della Madonna della Macchia si trovano nel Chronicon Sanctae Sophiae, dove si riporta l’atto di donazione dei Signori normanni di Buonalbergo - il Conte Gerardo e la contessa Adeliza, con i figli di primo letto di Gerardo (avuti da Teodora, sua prima moglie) Conti Roberto ed Eriberto - della Ecclesiam Sanctae Mariae al Monastero di Santa Sofia in Benevento.

Tale donazione, avvenne “pro rimedio et salvatione animarum nostrarum”, nel gennaio 1078. Il Conte Gerardo di Buonalbergo era figlio di Ubberto, fratello di Alberada e primo Signore normanno di questa Contea. Alberada (circa 1030 - 1122), anche in virtù dei legami tra le famiglie dei Signori di Buonalbergo e gli Hauteville, venne data in moglie nel 1051 a Roberto il Guiscardo ( circa 1025 – 1085). Da questa unione nacque Boemondo di Buonalbergo (circa 1055 - 1111) eroe della I Crociata .

Successivamente, nell’estate del 1059, durante una fase cruciale dell’attestazione del dominio normanno sull’Italia meridionale, a Melfi, fu dichiarato lo scioglimento del matrimonio tra Roberto il Guiscardo ed Alberada per motivi di consanguineità.

Oltre alla Chiesta di Santa Maria, i Signori di Buonalbergo donarono al Monastero anche le Chiese di San Lorenzo, Santa Lucia e San Marco, ubicate fuori dal loro castello ”quod nominatur ab omnibus moderno tempore hominibus Alipergo”.

La cappella è stata oggetto di descrizioni in diverse Platee e visite pastorali. In una di queste, risalente al 1727, si riferisce che “vi è una Nicchia nel muro di frontespicio pure adornata della istessa pietra (dell’altare maggiore) e vi sede la statua di legno di Nostra Signora della Macchia”. Successivamente, solo con la realizzazione dell’altare. Fu posta in sommità dello stesso, nell’ubicazione attuale.


Un giorno molto particolare, nella vita della piccola comunità di Buonalbergo è Lunedi in Albis quando la Madonna lascia il Santuario per trasferirsi tutto il mese di maggio presso la Parrocchia San Nicola di Bari. 

Ovviamente, in questa come in tutte le altre occasioni, la statua che viene portata in processione è una copia realizzata dopo il restauro conservativo dell'icona originale.